BAMBINI BUONI O CATTIVI?

di  V A L E N T I N A L O Z Z A , psicologa, psicoterapeuta, educatrice, coordinatrice di Nido blu

Cari genitori , ci sono dei giorni in cui vi dobbiamo riferire alcuni episodi spiacevoli, come il fatto che i vostri bimbi siano artefici o vittime di gesti dei compagni che possiamo definire “aggressivi”: morsi, graffi, spintoni.
Leggiamo nei vostri occhi la preoccupazione e il pensiero corre al futuro ed è facile inciampare nei propri pensieri nelle parole vittima, bullismo, cattiveria, aggressivo, indifeso, e ci si domanda come sarà quando crescerà.
Un bel respiro profondo, siamo ancora al nido.
Nella fascia 0-3 è assolutamente normale che i bambini interagiscano fra loro anche attraverso la propria quota di aggressività che è radicata, per inciso, in ogni essere umano, proprio in quanto essere umano.
La cultura, la nostra società, le comunità scolastiche, la famiglia educano il bambino a interagire in modi più appropriati con le altre persone, ma, di fondo, tutti abbiamo un istinto, un moto pulsionale con una carica anche aggressiva, è la nostra natura. Crescendo impariamo che ci sono strategie migliori per interagire con l’altro, per farci valere, per comprendere, per farci capire, per avere quello che desideriamo ma le impariamo con tempo, costanza, inciampi, errori. Impariamo soprattutto per prove ed errori a relazionarci con gli altri, piano piano comprendiamo che alcune strategie funzionano, altre è meglio abbandonarle.
Per esempio, se ho fretta e sono alla cassa del supermercato e voglio fare presto ho diverse possibilità ma ho imparato che la soluzione migliore è chiedere con gentilezza alla persona davanti a me se mi lascia passare e che urlare, buttarmi per terra, morsicarla, graffiarla, non sono strategie vincenti. Ecco al nido siamo nel periodo storico della vita in cui ancora si sta imparando come ci si relaziona con gli altri e si va per tentoni, per tentativi. Alle volte i tentativi includono morsi, graffi, spinte, strattoni. Sarebbe davvero ingiusto nei confronti dei bambini
connotarli da un punto di vista morale come gesti cattivi, perché non è presente nei bambini la distinzione fra bene e male che può avere culturalmente per un adulto. Non esistono quindi gesti cattivi, tantomeno bambini cattivi. Esistono però delle pulsioni, degli istinti che sfociano in gesti e azioni che vanno disincentivati per chi si occupa dell’eduzione dei bambini. Ecco perché i nostri no per questi gesti sono sempre decisi, senza indugi. Il bambino deve comprendere che così no, non va bene, non è un comportamento accettato dall’Altro.
Va contestualmente insegnato al bambino come poter raggiungere l’obiettivo che con il morso o il graffio intendeva raggiungere, per esempio avere un gioco. Ecco che entra in campo un altro importante fattore: la domanda. È fondamentale che il bambino impari a domandare, a chiedere, in ogni contesto.
Ecco perché insistiamo con loro affinché chiedano il gioco che desiderano al compagno e contestualmente chiediamo al compagno di rispondere si o no alla domanda. In caso di si i giochi sono facili, in caso di no chiediamo che venga accettato anche il no. Questa è la via che crediamo possa essere più facilmente compresa anche dai bambini piccoli. Chiedere, chiedere, chiedere, ogni cosa. Ecco perché insistiamo anche che ci venga chiesto il bis, l’acqua, il biscotto in più, il gioco in alto allo scaffale e che alle nostre domande rispondano si o no,
almeno con un cenno. Qualsiasi cosa è pretesto per insistere sulla domanda, sulla richiesta, perché solo con la ripetizione costante i bambini possono prendere confidenza con le modalità in cui la socialità si costituisce.
Cari genitori, l’aggressività questa età è davvero del tutto normale, a dosi moderate, fa parte del processo di crescita e autoaffermazione, del comprendere la misura fra me e l’altro, di quello che si può fare e quello che è meglio evitare per vivere con gli altri. I morsi, i graffi succedono, succederanno ancora, l’importante è lavorare, costantemente sull’educare i bambini al comprendere gli altri, a interagire in modalità più funzionali che siano altrettanto soddisfacenti per avere ciò che si desidera e convincerli che la via più breve, prendersi quello che si vuole, non sempre è quella più corretta, anche se alla coda del supermercato incontriamo tuttora adulti che dimenticano ciò che hanno imparato al nido.

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